Un’alleanza tra i giovani, le diocesi e le istituzioni. Un «manifesto generazionale» all’insegna della transizione ecologica, che investa tutti gli ambiti sociali. Un nuovo ‘vocabolario’ per diffondere tra i giovani i temi della Settimana sociale di Taranto. «Stiamo lavorando insieme perché Taranto 2021 non sia solo un evento, ma la tappa di un processo che inizia ora con noi e continua anche dopo Taranto con te». È l’impegno assunto da un gruppo di giovani provenienti da tutta Italia e da diverse realtà ed esperienze associative: Pastorale giovanile, Progetto Policoro, Economy of Francesco, Comunità di Connessioni, Confcooperative, Coldiretti, Confindustria, Confartigianato, Acli, Azione cattolica, Comunione e liberazione, Agesci.
Una ventina di studenti e professionisti, già attivi sul proprio territorio, che hanno preso le mosse dalla presentazione dell’Instrumentum laboris da parte di monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali. E che guardano alla 49ª Settimana sociale dei cattolici italiani in programma nella città pugliese dal 21 al 24 ottobre 2021, ‘Il pianeta che speriamo’, come a un evento che deve innescare un «processo». Vogliono essi stessi «essere processo ». «Crediamo che il processo della transizione abbia bisogno di adottare un nuovo modello, capace di superare i paradigmi di sviluppo odierno e di porre al centro del cambiamento i giovani», scrivono i rappresentanti del gruppo, invitando alla partecipazione attiva i giovani di tutta Italia. Incontri tra giugno e luglio, tra Sud, Centro e Nord Italia hanno posto le basi per il manifesto che prenderà vita a ottobre. A Taranto non vogliono solo proporre idee, ma proposte e «strumenti concreti». Sviluppando progetti con imprese e comunità locali, coinvolgendo scuole e università. Le Alleanze si sono incentrate su quattro temi: la transizione ecologica, la rigenerazione dei modelli di business, la rigenerazione delle comunità cittadine, l’educazione e la cultura sociale. In tutte, i giovani a Taranto cercheranno di «riscoprire la fraternità, un “noi” più grande della somma delle piccole individualità». Per entrare in contatto con il gruppo di lavoro e condividere spunti e idee è possibile scrivere a tarantogiovani2021@ gmail.com.
«Per promuovere un’economia sostenibile servono imprenditori che ascoltino la coscienza»
«Il gruppo si pone l’obiettivo di studiare i punti di forza e di debolezza del sistema imprenditoriale e delle varie tipologie di business, con l’intento di estrapolare proposte concrete per improntare un modo di fare impresa che coniughi le tre tipologie di sostenibilità: economica, sociale, ambientale». Pietro Rufolo, 29 anni, dottore commercialista e tutor dell’Ente nazionale del Microcredito, presenta così i ‘lavori in corso’ sul tema del business che si svolgeranno a Taranto. «Aspetti fondamentali considerati saranno il lavoro, proponendo un modus lavorandi inclusivo e che faccia uscire fuori i talenti; e il diritto al credito come strumento per far nascere e rinascere tante realtà imprenditoriali e sociali. Lo scopo è evidenziare quello che sottolineava Adriano Olivetti, ovvero che la fabbrica è una comunità di inclusività e generatività».
Cresciuto nella Gioventù francescana, animatore senior del Progetto Policoro, Rufolo spiega che per lui l’Economy lanciata dal Papa è «come san Francesco che incontra il sultano. Non è solo un movimento della Cei, ma un tentativo di aprire confini, in un periodo in cui li abbiamo dovuti alzare. Un buon punto di riferimento può essere la Costituzione italiana: io nei primi dodici articoli ci ho letto il Vangelo». Secondo Rufolo, è arrivato il momento di segnare una svolta. Nell’epoca post Covid, la logica del profitto non può più bastare. «Io come giovane vorrei improntare il mio impegno per promuovere una nuova tipologia di azienda. Oggi servono imprenditori che ascoltino anche la loro coscienza. C’è la necessità di un’economia differente, si può dimostrare che la sostenibilità finanziaria può andare di pari passo con quella sociale, ambientale e culturale. I giovani di Economy hanno scritto un manifesto in 12 punti. Noi vorremmo elaborare un documento con idee pratiche che possano essere ripresi e ampliati dalle diocesi».
«Siamo noi la generazione che sa spendere i propri talenti per far crescere le relazioni»
«Se ognuno fa qualcosa, insieme possiamo fare molto». Angela Caradonna cita don Puglisi per sintetizzare lo spirito con cui, insieme al gruppo che coordina, sta lavorando in vista della Settimana Sociale per elaborare idee che possano «dare un’anima agli spazi» e «rigenerare le comunità» che li abitano. «A Taranto vogliamo far riflettere la Chiesa, le istituzioni e gli attori sociali coinvolti sui temi che ci stanno a cuore», spiega Angela, avvocato trentatreenne di Mazara del Vallo, da sempre a servizio dei giovani. Oltre alla professione che esercita ormai da sei anni, è infatti cooperatrice salesiana e animatrice di comunità senior del Progetto Policoro, l’iniziativa della Chiesa italiana che forma e accompagna ragazzi che vogliono intraprendere un’attività lavorativa. «C’è una generazione che sa spendere i propri talenti per la comunità », afferma Angela ricordando che l’obiettivo del team è «offrire idee che possano diventare modelli di alleanza replicabili nei diversi territori, da mettere in circolo e a disposizione di uomini e donne di buona volontà che vogliano impegnarsi ». Ecco allora che, in preparazione all’appuntamento di ottobre, racconta la coordinatrice, «approfondiremo il tema dell’ecologia sociale per contrastare l’impoverimento della relazionalità e dello spirito comunitario, puntando sulla socialità». La sfida, infatti, «è ripensare le comunità a partire dagli spazi».
«Un altro aspetto su cui focalizzeremo l’attenzione sarà quello dello scambio intergenerazionale in quanto siamo convinti che questo sia necessario per far crescere una società», spiega Angela che fa riferimento alla difficoltà di tramandare, ad esempio, la tradizione di un mestiere di padre in figlio. Filo rosso della riflessione sulla rigenerazione delle comunità cittadine sarà la Laudato si’ che, conclude la giovane, «è la nostra fonte di ispirazione insieme alla Fratelli tutti».
«Occorre un nuovo modello culturale che sia al servizio del mondo produttivo»
Di fronte a «una perdita di umanità e di empatia, c’è bisogno di una nuova riflessione sul bene comune». Ne è convinto Mattia Pastori, 26 anni, coordinatore del gruppo che, nella fase di preparazione della Settimana Sociale, si sta concentrando sulle tematiche dell’educazione e della cultura per elaborare un modello di ecologia integrale che supporti le figure imprenditoriali. Volendo usare uno slogan, si potrebbe dire che i giovani decidono di affiancare le imprese, profit e non profit, per rigenerarle. «Sulla scia di quanto è stato fatto con l’incontro Economy of Francesco, è arrivato il momento di parlare di economia portandovi al suo interno l’etica», spiega Mattia che, in questa sfida, ha scelto di mettersi in gioco con la sua esperienza di assistente sociale. Dopo gli studi all’Istituto tecnico-economico, infatti, i suoi interessi si sono indirizzati verso il sociale e ora lavora a Parma con la onlus «Ciac» che si occupa di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati.
«Il bene comune – dice – non è qualcosa che ha a che fare solo con la questione politica, economica e del business, ma è un tema fondamentale che chiama tutti ad agire». In particolare i giovani che si sentono chiamati a offrire il loro contributo: «Non è corretto dire che siamo il futuro della società e della Chiesa, noi siamo l’oggi», ribadisce il coordinatore del gruppo che a Taranto vuole portare una proposta chiara, ma ‘in ascolto’, cioè aperta alle prospettive e alle indicazioni di altri giovani e degli adulti. Pur essendo un progetto concreto, rivolto in particolare a quelle realtà imprenditoriali che vorrebbero migliorare i loro indicatori di ecologia integrale, ha come obiettivo a lungo termine creare un’alleanza tra imprese, diocesi e generazioni capace di allargarsi anche al mondo della scuola. Per favorire sempre di più la crescita dei giovani.
Migliorare gli spazi comuni del quartiere per andare oltre l’individualismo urbano»
«Migliorare lo stato dei luoghi dove si vive significa scoprire un senso del ‘noi’ che si rivela più forte di ogni individualità». Alessandra Luna-Navarro, 32 anni, ingegnere e ricercatrice del Politecnico di Delft (Olanda), membro dell’associazione ‘Comunità di connessioni’, guiderà i lavori della Settimana sociale in tema ecologico. Per toccare le corde giuste proporrà un’esperienza concreta da cui prendere spunto: «Il nostro gruppo ha appena avviato un progetto urbano che avrà ricadute non solo ambientali, ma anche sociali e spirituali – spiega – Nel quartiere Acquabella di Milano abbiamo avviato una fase di ascolto degli abitanti, cui seguirà un momento di intervento legato al reperimento di finanziamenti. Attraverso la rete formata da parrocchia, associazioni e Politecnico di Delft, cercheremo di individuare le aree su cui intervenire per migliorare la qualità della vita. Sono stati coinvolti anche alcuni giovani del quartiere, che ci stanno aiutando a far emergere le necessità della gente della zona». Con un punto fermo da cui partire: «Se gli spazi pubblici non sono confortevoli, le persone non li utilizzano». E finiscono per vivere da isolati nel mezzo di una metropoli con milioni di abitanti. Spezzare questo paradosso potrebbe davvero innescare una rivoluzione urbana. Alessandra ci crede. «Ho trovato il senso della mia vita nel mettere al servizio della comunità le competenze apprese in anni di studi all’estero, tra cui tre anni a Cambridge. Una vocazione che ho scoperto proprio all’università, da rappresentante degli studenti. E pensare che prima di iscrivermi ero timida e pensavo più che altro a me stessa».
Pubblicato su Avvenire del 7 luglio 2021