Guarire la democrazia è possibile, ma per riuscirci occorre pensare a nuovi modi di partecipazione fondati, anzitutto, su una cittadinanza attiva e responsabile. Leonardo Becchetti, editorialista di Avvenire e Repubblica, è professore ordinario di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata ed è già stato componente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia. Il suo ultimo libro, edito da Minimum Fax, ha come titolo “Guarire la democrazia. Per un nuovo paradigma politico ed economico”. Ma la democrazia è davvero malata? Lo abbiamo chiesto direttamente a lui. “Sì. Basta guardare alle crescenti disuguaglianze, che tutti avrebbero interesse a ridurre, eppure non si riesce a far passare programmi elettorali che lo facciano davvero, sia perché i meccanismi della democrazia non funzionano più, sia perché gli interessi finanziari hanno un peso esagerato”. Ma si può sperare: “L’Italia ha una grande storia e una grande tradizione grazie al suo ‘pilastro civile’. Non ci sono Paesi in cui le organizzazioni della società civile siano così forti. Il nostro compito, allora, è rafforzare questo pilastro perché possa essere di sostegno, di aiuto e di stimolo anche alle forze politiche e ai partiti”.
Il tema della partecipazione, al cuore della prossima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024, è la chiave di volta di questo processo di guarigione. “Il pilastro della società civile – osserva Becchetti – si alimenta attraverso la partecipazione. Oggi un campo cruciale di questa sfida è la transizione ecologica, che ci permette di produrre energia in modo diffuso, partecipato, dal basso, con il protagonismo dei cittadini. Anche nel campo del welfare, la Corte Costituzionale ci ha detto come sia meglio co-programmare e co-progettare gli interventi, con amministrazione pubblica e reti del Terzo settore, con le loro conoscenze, seduti allo stesso tavolo”. Altri fronti di partecipazione, per Becchetti, riguardano la responsabilità sociale di impresa, sulla quale intervenire attraverso il “voto con il portafoglio” che passa dalle scelte di cittadini formati e consapevoli. “Abbiamo tante possibili vie di azione e di protagonismo che danno senso e linfa alla nostra democrazia”.
La potenza del digitale, ora ancora più pressante grazie allo sviluppo delle intelligenze artificiali generative, è una nuova sfida da affrontare senza facili entusiasmi né “ritirate sull’Aventino”: “Serve una ‘comunità educante digitale’ – auspica Becchetti – dobbiamo cioè riconoscere i limiti dei social media, il più evidente e strutturale è che si tratta di imprese che cercano il massimo profitto anche al costo di creare conflitti e contrasti, ma anche sottolineare gli evidenti vantaggi dei social media e dell’intelligenza artificiale, quest’ultima con potenzialità straordinarie in termine di creazione di valore economico e di posti di lavoro. La condizione, però, è che ci si educhi a questi strumenti, e anche in questo caso il lato etico è fondamentale perché gli strumenti vadano messi al servizio di finalità etiche e positive”.
I cattolici – a cui spetta il compito di coltivare quell’ottimismo di chi sa che “la Provvidenza scrive nelle righe storte della storia”, di fronte ai fenomeni della povertà e del cambiamento climatico, sono chiamati a “costruire uno spartito più che un partito, cioè – spiega Becchetti – rendere visibile quell’elaborazione culturale, intellettuale e scientifica di cui sono portatori, rafforzando il pilastro del civile”. Tra questi sforzi Becchetti cita il progetto di “Piano B”. Da Trieste, infine, come già da Cagliari e Taranto, Becchetti si aspetta la forza delle buone pratiche come segno di partecipazione e di cittadinanza attiva, “un invito alla concretezza – conclude – di chi è riuscito a incarnare i suoi valori nella vita quotidiana anche vincendo la sfida della competitività, del saper stare sul mercato. Occasioni come la Settimana Sociale sono preziose per osservare le storie migliori che arrivano dal Paese”.
Andrea Canton